I tappeti musivi della chiesa di San Martino prope litus maris

Testo di Giovanna Montevecchi

La chiesa di San Martino prope litus maris fu costruita intorno alla metà del VI secolo a breve distanza dalla linea di costa antica, come suggerisce la sua titolatura; tuttavia non vi è certezza che fosse dedicata a San Martino già in origine.

L’edificio di culto, orientato Est-Ovest, era a croce latina con abside di forma poligonale all’esterno, probabilmente eptagonale, e semicircolare all’interno; un porticato affiancava entrambi i lati del fabbricato religioso. La chiesa era lunga circa 38 metri, anche se i muri della facciata non sono stati rinvenuti e la planimetria della chiesa è deducibile dai lacerti musivi rimasti in sito e dalle fosse di spoliazione dei muri originari.

Al centro dell’edificio vi era la solea, un lungo corridoio rettangolare che partiva dalla navata centrale e immetteva nel bema, il luogo riservato al clero durante la funzione religiosa. Il bema, di forma quadrangolare, terminava nell’abside e poteva ospitare l’altare, la cattedra episcopale e i sedili per i concelebranti. Solea e bema erano generalmente recintati da plutei e transenne in marmo sostenuti da colonnine.

La chiesa era pavimentata con splendidi pannelli musivi di dimensioni diverse, che si adattavano agli spazi articolati della navata e alle superfici regolari dei bracci della croce. Alcuni mosaici erano conservati in ampie porzioni: due pannelli lunghi e stretti corrispondono ai corridoi di fianco al bema - di cui qui si espone quello di destra - due pannelli di forma rettangolare affiancavano la solea - di cui si propone quello di sinistra - un pannello veniva a trovarsi nel corridoio centrale davanti alla solea. Ulteriori sei pannelli rettangolari pavimentavano, probabilmente, l’area perimetrale della navata, di cui però non è rimasta traccia, come non si è conservata l’eventuale pavimentazione dell’abside. La decorazione policroma dei pannelli propone una composizione geometrica intercalata da cornici divisorie, a formare un effetto di continuità nel tappeto musivo dell’intera chiesa.

Durante le fasi dello scavo archeologico, fra il 1989 e il 1991, sono state recuperate anche numerose lastrine in marmo di dimensioni, forma e colore diversi (porfido, marmo ‘serpentino’, marmi chiari, brecciati): si tratta di crustae marmoree appartenute al rivestimento degli alzati perimetrali, che dovevano arricchire ulteriormente gli apparati decorativi dell’importante luogo di culto. Si conservano anche resti di opus sectile, cioè lastre marmoree che potrebbero essere state impiegate in una sua successiva pavimentazione dell’edificio.

La chiesa di San Martino prope litus maris è citata in varie fonti storiche - mappe e documenti - a partire dal XI-XII secolo. Nel XVI secolo pare che la chiesa non fosse più agibile, forse a causa del violento terremoto del 1484. L’edificio religioso potrebbe essere stato completamente spoliato e demolito ai tempi della costruzione della Nuova Cervia, avvenuta fra il 1697 e il 1705.

Il mosaico corrispondente al settore a destra della solea ha un motivo con cornice a treccia e tappeto con riquadri includenti annodamenti di vario tipo alternati a riquadri con kantharoi (grandi vasi ansati su alto piede). Il mosaico è stato restaurato dalla Fondazione Ravennantica – Parco Archeologico di Classe, in occasione della mostra archeologica Felix Ravenna. La croce, la spada, la vela: l’alto Adriatico fra V e VI secolo, allestita a Ravenna nel complesso di San Nicolò nel corso del 2007

Il mosaico corrispondente al corridoio posto a destra del bema ha un motivo con cornice a doppia linea, motivi a pelta e fiore a quattro petali negli angoli, la cornice delimita un motivo a grandi riquadri variamente decorati all’interno. Il mosaico è stato restaurato negli anni novanta del XX secolo dalla Scuola per il Restauro del Mosaico di Ravenna (Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna)